Benvenutə in questo spazio
Come dico sempre “resta finché ti è utile”. Se sei arrivatə in questo spazio è perchè probabilmente mi conosci già tramite la pagina IG nonsolonumeri, che ho aperto nel 2020 in piena pandemia con degli obiettivi che oggi sono totalmente cambiati.
In questi 4 anni
sono cambiate moltissime cose, sono cambiata io, il mio rapporto con i social e sono cambiate le mie ambizioni. Nel 2020 svolgevo anche diversamente il mio lavoro da dietista, honestly speaking.
Ad oggi ho una laurea in più (che alla fine è solo un titolo se ci pensiamo) ma soprattutto il reale bisogno di sentirmi parte di un tutto più grande, più grande del restare dietro una scrivania e svolgere il mio lavoro come si pensa sia canonicamente il lavoro di un/una professionista della nutrizione. Ho il reale bisogno di rendere più tangibile il mio lavoro e l’aiuto che posso offrire.
E questo perché? Perché c’è stato un prima e dopo…
l’Africa e la mia esperienza di volontariato umanitario è stato il mio prima e dopo: già da anni (correva l’anno 2016) avevo intenzione di esplorare nuove terre e connettermi a questa professione (che è sempre stata la mia seconda scelta dato che volevo diventare medica) in modo diverso e durante una lezione di salute pubblica ho aperto gli occhi e sentito un fuoco dentro.
La mia esperienza in Zambia a febbraio 2024 mi ha dato la possibilità di capire che c’è, esiste un modo diverso di parlare di cibo e aiutare l’altro, andando oltre schemi, diete e imposizioni.
In realtà faccio questo già in Italia con un approccio che si allontana dal modo antico e | a mio parere | anche poco educativo di divulgare la nutrizione ma mi mancava un pezzo, un pezzo che ho trovato nell’esperienza missionaria, dopo aver coltivato dal 2020 in poi uno studio personale e più approfondito su temi quali la malnutrizione infantile e la sicurezza alimentare (child malnutrition and food security).
Qui mi trovavo alle Cascate Vittoria (Livingstone - Zambia) - uno dei giorni più profondi di tutta la mia vita, dove mi sono connessa con la mia anima come non era mai accaduto prima e dove mi sono promessa che avrei fatto solo ciò che mi avrebbe fatto sentire così, anche in Europa, in Italia o in qualsiasi altra parte del mondo.
E dopo l’Africa ho continuato assiduamente e senza mollare mai a cercare…
la reale possibilità di fare di questa esperienza e di questo mondo il mio lavoro. Ma ovviamente la realtà è molto più dura dei sogni che ci tengono a galla e mi sono dovuta scontrare con tre cose molto difficili:
costi davvero molto elevati per un master in cooperazione (ancora sto cercando quello che fa per me dato che quello dei miei sogni è inaccessibile economicamente);
mettere in discussione tutta la vita costruita a gran fatica fino ad ora (libera professione che fa fatica a partire se non sei costante come non lo sono stata io per esempio, vita privata e molto molto altro);
tempi di attesa lunghi e non per forza a lieto fine nelle cose che ti promettono.
Il rientro dallo Zambia
è stato davvero faticoso da vivere perché sono stati mesi dove è stato difficile pensare di avere un così facile accesso a tantissimi beni e servizi che da questa parte di mondo diamo per scontato e sprechiamo senza alcun problema quando per circa 35 giorni (quindi un tempo limitatissimo ma essenziale) non è stato così:
l’acqua non c’era sempre (no, non parlo di acqua calda, ma di acqua in generale),
l’energia elettrica non era sempre garantita,
i rifiuti si bruciavano per strada creando nubi tossiche perché non esiste assolutamente la raccolta differenziata,
il cibo poteva molto spesso capitare che fosse sempre lo stesso e non sempre in condizioni microbiologicamente salubri
e tanto tanto altro
Dopo qualche mese nel tentativo di capire dove voler stare e cosa farne di quell’esperienza
è arrivata una proposta inaspettata e che mi è parsa utile in quel momento, alla fine di maggio: la vittoria di un concorso pubblico a tempo indeterminato presso il comune di Ancona come nutrizionista e responsabile dei servizi educativi.
Come ogni P.A. che si rispetti mi hanno dato 3 giorni di tempo per decidere a che velocità cambiare la mia vita, chiudere partita iva e ricominciare. E figuratevi se io non accettavo una sfida del genere.
Quindi con aspettative buone ma non altissime (mi son detta fligh down dopo la pessima esperienza in Veneto in ospedale) ho deciso di accettare, considerando come mi è stato descritto l’incarico: una parte burocratica ma anche una carica decisionale importante, a capo della mensa scolastica di un comune con un’utenza da numeri non piccolissimi e con la possibilità di portare davvero nelle scuole l’educazione alimentare e fare la differenza.
Fare la differenza aka il sogno americano di mio nonno.
Tutto fighissimo finché non inizi a lavorare e a capire che la parte burocratica occupa l’85-90% del lavoro e che tu sei tutto fuorché un topo da scrivania che firma scartoffie. E quindi? E quindi dopo tanta stanchezza, sveglie alle 4.50 del mattino per ben 4 mesi e aver ripreso anche la psicoterapia (salvifica è dire poco) ieri è stato il mio ultimo giorno di lavoro come dipendente della P.A.
Anche il 15 novembre 2022 mi ero ripromessa che sarebbe stato il mio ultimissimo giorno da dipendente ma ci son cascata di nuovo. Stavolta dico solo che non lo prediligo come lavoro e che mi ricorderò di quanto è stato male il mio corpo e la mia anima durante questo tempo.
In più a fine ottobre parto e torno oltre l’equatore, ma di questo vi parlerò nella prossima NL quindi se vuoi restare aggiornatə iscriviti e non perderti i prossimi contenuti.
Grazie per avermi letta ed essere arrivatə fin qui.
Un abbraccio pieno di luce,
Laura 🫂